Il Burkina Faso vieta l’omosessualità con una nuova legge

Nel paese dell’Africa occidentale Burkina Faso, la giunta militare al potere ha approvato una legge che criminalizza l’omosessualità. Il provvedimento, approvato all’unanimità dal parlamento di transizione lunedì, prevede pene detentive da due a cinque anni e pesanti multe per chi si rende colpevole di “pratiche omosessuali o simili considerate devianti”.
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Il ministro della Giustizia, Edasso Rodrigue Bayala, ha annunciato che anche i cittadini stranieri condannati ai sensi della legge saranno espulsi dal paese. Secondo lui, il divieto riguarda non solo gli “atti omosessuali”, ma anche quelli che ha descritto come “comportamenti simili o devianti”. Le autorità affermano che la legge fa parte di una riforma più ampia del diritto di famiglia e di cittadinanza e sarà accompagnata da una campagna nazionale di sensibilizzazione.

Fino ad ora l’omosessualità non era vietata in Burkina Faso, a differenza di circa trenta altri paesi africani. Con questa nuova legge, il paese si allinea a una tendenza regionale in crescita, in cui regimi militari e governi conservatori introducono sempre più spesso severe leggi anti-LGBTQ+.

Il vicino Mali, anch’esso governato da una giunta, ha introdotto un divieto simile alla fine del 2024. Anche Ghana e Uganda hanno irrigidito notevolmente la loro legislazione negli ultimi anni. In particolare, l’Uganda ha attirato forti critiche internazionali: lì, la cosiddetta “omosessualità aggravata” può persino essere punita con la pena di morte.

Con questa nuova legge, la situazione delle persone LGBTQ+ in Burkina Faso diventa ancora più precaria. Le organizzazioni per i diritti umani temono un aumento della repressione e avvertono che la normativa legittimerà discriminazioni, persecuzioni e violenze contro la comunità.

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