Il 22 giugno, la polizia di Bogor – nei pressi della capitale Giacarta – ha fatto irruzione in una villa privata affittata nella zona di Puncak. Secondo le autorità, si trattava di una “festa gay”. La polizia ha riferito di essere intervenuta in seguito a segnalazioni da parte dei residenti riguardo ad “attività omosessuali”. In totale sono state arrestate 75 persone: 74 uomini e una donna.
I partecipanti sono stati portati al commissariato centrale di Bogor per essere sottoposti a interrogatori, controlli sanitari e test per l’HIV. La polizia ha dichiarato di aver trovato alcuni oggetti come sex toys, quattro preservativi e una spada che sarebbe stata usata per una performance di danza. Al momento, non sono stati resi noti i nomi degli arrestati.
Amnesty International ha reagito con durezza all’intervento. «Questo raid discriminatorio in una villa privata rappresenta una grave violazione della privacy e dei diritti umani – ha affermato Wirya Adiwena, vicedirettore di Amnesty International Indonesia –. L’incontro non violava alcuna legge né costituiva una minaccia. Le autorità devono porre fine a queste operazioni umilianti e motivate dall’odio».
Questo episodio si inserisce in un più ampio contesto di repressione della comunità LGBTI in Indonesia. Solo quest’anno, nove persone sono state arrestate durante un raid simile a Giacarta Sud il 24 maggio, e altre 56 il 1° febbraio. Tali operazioni sono spesso giustificate con disposizioni vaghe della Legge sulla pornografia, che secondo molti vengono usate per colpire intenzionalmente le persone LGBTI.
Amnesty chiede la liberazione immediata dei detenuti e un’assunzione di responsabilità da parte delle autorità per le violazioni commesse. L’organizzazione invita inoltre il governo a creare un ambiente sicuro in cui le persone LGBTI possano vivere libere da discriminazioni, intimidazioni e arresti.